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Un desiderio esaudito, “Il convegno” di Ambrogio Antonio Alciati


Ambrogio Antonio Alciati il convegno 1918

L’amore che ci fa fare delle sciocchezze, l’amore che non si può contenere, che richiede l’urgenza di un bacio e non si fa fermare da un cancello, da una recinzione.

Ambrogio Antonio Alciati ci regala un momento di passione rubata tra due amanti, che appaiono uniti in un luogo che li separa. Intitola l’opera “il convegno” , ad evocare un appuntamento, un momento atteso e realizzato.

Mentre le braccia e le mani non si incontrano, ma viceversa stringono le sbarre come a volerle rompere, il pittore si concede una simmetria rovesciata delle pose che rende la composizione, se possibile, ancora più intensa.

Il libro abbandonato sul bordo ricorda la calma di pochi momenti prima, magari la conversazione o l’attesa. Mentre le forme mosse, fatte di pennellate corpose, ci offrono una composizione vibrante, in cui l’ambiente si sfuoca e confonde concentrandosi intorno ai due personaggi.

Un quadro datato intorno al 1918 ma che parla in un linguaggio  della fine dell’Ottocento, come fosse Tranquillo Cremona o Giovanni Boldini, ovvero usa una pittura concentrata sull’espressione rapida del sentimento, la forma che si sfalda in colore puro per rappresentare un moto dell’animo ed eternarlo.

In questo quadro si racconta una lotta emotiva contro le barriere dell’amore, il dolce sapore dei momenti rubati, della passione per quello che non si ha e che si vorrebbe avere.

I baci nell’arte sono sempre romantici, e questo non è da meno perché esprime quel lato sofferto e complicato del sentimento, l’innamorato che cerca di raggiungere il suo sogno d’amore rinchiuso come un uccellino in gabbia, analogia evocata anche dalle sbarre.

Eppure, nell’insieme, la sofferenza diventa dolce, nel momento dell’incontro delle labbra, che fa dimenticare le difficoltà e si tramuta in puro desiderio esaudito.

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