Segantini è il più importante esponente della corrente divisionista italiana, quello stile che tratta il colore come luce, e per farlo lo presenta come un insieme di tratti che si amalgamano in un complesso di forme fluide e morbide dove non sembra la materia a fare gli oggetti, ma l’aria stessa.
Pittore di montagna e contadini, ma anche di paesaggi urbani milanesi, perché ci abita a lungo, ritrae qui la suggestione che trasmette un ponte sui navigli in una bella giornata di sole.
Segantini dipinge l’acqua che sembra fatta di cielo e viceversa, i due elementi divisi dalla pietra che però si pone come leggera e quasi transitoria, grazie a quel traffico di damine con i loro ombrellini parasole che puntano in alto, insieme ai palloncini colorati che si perdono, come lo sguardo dello spettatore, nel cielo.
Guardando quel ponte vediamo un momento tra cielo, terra e acqua il tutto creato dal sole, dove la coscienza dell’uomo è data dalla testolina di una delle passanti, che si gira e guarda non solo lo spettatore, ma il pittore stesso che la sta ritraendo.
Il quadro mi piace perché trasmette una sorta di ironia leggera, un modo di vedere la realtà come una possibilità continua, non come un dato di fatto. Il pittore dipinge un ponte che sta a Milano, ma che potrebbe stare a Venezia, grazie alla profondità di quel canale dove navigano le barche, che fa pensare ad una città sull’acqua, ad un posto diverso ma plausibile.
Mi ricorda che in una giornata di sole ogni cosa è possibile, come vivere a Milano, ma sentirsi a Venezia.
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