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Eugène Burnard Pietro e Giovanni corrono al sepolcro all’alba


Eugène Burnard nel 1898 racconta la Resurrezione non dal punto di vista di Gesù, ma da quello dei discepoli, ovvero Pietro e Giovanni.

Il pittore li rappresenta all’alba del giorno di Pasqua, mentre corrono al sepolcro per vedere se è vera la notizia che hanno udito, corrono per vedere se è vero che Gesù è risorto. I due discepoli ancora non sanno cosa troveranno, ancora non hanno idea neanche del loro futuro, del loro ruolo di testimoni della storia più importante della loro vita.

Due uomini che guardano sconvolti davanti a loro, che si muovono nella luce del giorno nascente, che sperano nel miracolo e insieme provano il terrore di rimanere delusi.

Giovanni incrocia le mani al petto mentre si muove, Pietro guarda con occhi sbarrati un punto più avanti, entrambi esprimono insieme ansia, stupore, desiderio e sgomento.

Un complesso di emozioni che si fondono in espressioni mobili come è mobile tutto il quadro, a partire dalla luce, instabile e brillante, quasi cangiante, che assorbe il paesaggio e dialoga con le figure riproducendo quel senso di aria che si muove intorno a loro e con loro.

Una corsa verso la risposta a una sola grande domanda: Gesù ha compiuto il suo miracolo più grande sconfiggendo la morte?

In questa corsa mistica troviamo l’ansia della preghiera, intesa come desiderio che chiede di essere esaudito, e l’urgenza di quel desiderio, che ci spinge avanti, verso la risposta, perché entrambi gli uomini sembrano dire “andiamo a vedere se la nostra fede basta, se l’intensità della nostra preghiera basta”.

In questo quadro che è il duplice ritratto di due uomini comuni che diventano loro malgrado famosi, Burnard racconta una delle meraviglie che fanno muovere il mondo: la terribile forza della speranza e l’inarrestabile necessità della preghiera.

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