Ed eccoci qua. La fine. Non proprio la fine perché nel 1976, anno della mia nascita e della morte di Agatha, verrà pubblicato un altro romanzo di Miss Marple che sarà l’ultimo della vecchietta, ma per me la storia si dovrebbe concludere qua.
Scritto nel periodo d’oro di Agatha, quando raggiunge una maturità creativa senza precedenti che la porta a produrre i suoi romanzi più belli, quelli che l’hanno resa la regina del giallo in tutti i sensi, è tra i miei libri preferiti in assoluto, e non solo perché qui Poirot compie la sua ultima battaglia con stile e gentilezza, come suo solito, ma anche perché parla di un tipo di assassino molto più diffuso di quanto si creda. Un tipo di assassino che nel romanzo uccide, ma che spesso, nella vita reale, semplicemente distrugge le esistenze delle vittime mentre gode del loro dolore.
Ma non posso spoilerare questo libro, va letto, va gustato, va capito. Qui posso solo dire che per me è un pezzo di cuore, anche se scritto per liberarsi dalla tirannia di un personaggio che la obbligava, con la sua completezza, a non scrivere di nessun altro.
Eppure rappresenta senza ombra di dubbio un memorabile colpo di genio creativo, dove vera protagonista è la soluzione, l’unica possibile per scrivere la fine perfetta di un personaggio perfetto.
Perché tutto inizia a Styles Court e tutto finisce a Styles Court.
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