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Nella mia fine il mio principio (1967)


Un bellissimo romanzo scritto in prima persona, la storia di un giovane “povero ma bello” che incontra una giovane miliardaria americana e la sposa per iniziare una vita felice, eppure la tragedia è dietro l’angolo.

Uno dei romanzi di Agatha che preferisco perché ritroviamo quell’amore per la costruzione dei personaggi che abbiamo già incontrato in Dieci piccoli Indiani e in altre storie del suo periodo più maturo, quando aveva quarant’anni.

E anche adesso che ne ha settantasette riesce a raccontare una storia profondamente vitale, che ruota intorno al concetto di “desiderio” come motore dell’esistenza e delle scelte di ognuno.

E il desiderio è raccontato con una sottigliezza tale da confondere il lettore, che solo alla fine ricostruisce il vero senso del racconto, in un percorso circolare che richiama il titolo e raccoglie la vera istanza narrativa che lo guida: rendere visibile agli occhi il lato oscuro di ognuno di noi.

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