Tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento Luis Aston Knight, americano che presenta i suoi quadri al Salone di Parigi, ci racconta la sua idea di natura e di paesaggio attraverso una scena dal taglio stretto e verticale grazie alle rose rampicanti che si proiettano verso un cielo, coperto da nuvole bianche, e grazie anche alla linea morbida del sentiero, che spinge delicatamente in avanti lo sguardo dello spettatore.
Seguendo il movimento a spirale delle rose rosse in primo piano, le vediamo aprirsi per poi dividersi lungo il sottile pergolato che le sostiene, e poi ricongiungersi alla terra dal lato opposto, in una composizione di architettura naturale che quasi sottintende la quinta di un teatro in cui lo spettacolo si svolge dove si perde il sentiero.
Sono i fiori, fitti, rigogliosi e nello stesso tempo regolari, che sembrano voler sbocciare al di là dell’interessamento dell’uomo, a donare vitalità alla composizione, immagine dell’angolo di un giardino selvaggio, dove i papaveri si fondono con le rose, nel momento più alto della primavera, quando la natura è già sveglia da un po’ e inizia a guardare all’estate.
E proprio grazie a quelle rose Luis Aston Knight dipinge con colori pieni e brillanti il momento in cui ci si ferma ad ammirare la strada che si sta per percorrere, quando si scruta il segno del sentiero e si cerca di intuire cosa ci sia più avanti con la sensazione che la bellezza dell’ingresso che stiamo per attraversare sia il preludio di qualcosa di ancora più piacevole, ma nascosto e forse un po’ difficile da raggiungere.
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