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La sagra del delitto (1956)


Durante una “Caccia all’assassino”, ovvero quel tipo di spettacolo che da noi si chiama “Cena con delitto” ma che nel romanzo è ambientato durante una sagra in una proprietà di campagna, la ragazzina che doveva recitare nella parte della vittima viene uccisa veramente e la moglie del padrone di casa scompare misteriosamente.

Poirot, invitato da Ariadne Oliver, la scrittrice che ha ideato la recita e che abbiamo incontrato in altri gialli, si trova così ad indagare su un giallo che si arrotola su se stesso in un ritmo incostante che porta il lettore a momenti di noia e momenti di ripresa dell’interesse. Se quindi l’idea iniziale funziona benissimo, un delitto immaginato che diventa delitto vero, dall’altro i personaggi si muovono senza costanza nella trama, diventando a volte poco convincenti, a volte invece vividi e reali.

Forse perché Agatha continua a sforzarsi di descrivere i tempi che cambiano, qui lo fa con un fondo di amarezza, visto che il perno della storia è il cambiamento del ruolo sociale delle grandi famiglie, costrette ad abbandonare le loro dimore perché non possono più sostenerne le spese o addirittura ad aprirle al pubblico per trovare nuove fonti di reddito. Da leggere proprio per l’idea del delitto e per l’idea della sua soluzione.

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