Un altro libro con l’ambientazione esotica, questa volta tra Gerusalemme e Petra, e sempre con Poirot, che non smette mai di indagare, neanche quando è in vacanza e magari la morte è accidentale e non misteriosa.
La domatrice è un libro interessante perché racchiude un dilemma morale: esistono omicidi giusti? Ed insieme presenta un ricco parterre di personaggi, tra cui spiccano figure di donne notevoli, una donna che fa il medico, una che fa il parlamentare, e la protagonista, vista come la personificazione della malvagità. Una famiglia è soggiogata da una madre padrona che gode nel sottomettere i figli ed avvilirli, mentre gli altri compagni di viaggio assistono sgomenti a queste dinamiche familiari malsane. Poirot però ascolta una conversazione di uno dei figli, che manifesta il desiderio di ucciderla per salvarsi tutti, e quando la donna muore, apparentemente per cause naturali, inizia l’indagine, perché Poirot non giustifica mai il delitto, anche se commesso per liberarsi dalla malvagità.
Altro elemento molto interessante del romanzo è l’ambientazione a Petra, conosciuta dai Nerd perché è lo scenario dei momenti finali di “Indiana Jones e l’ultima crociata”, e che è interessante immaginare come meta turistica degli anni Trenta. Agatha si ispira ai suoi viaggi orientali nei romanzi di questi anni e riesce a dare un tocco nuovo alle sue storie proprio perché i luoghi esprimono anche il suo vissuto.
Un romanzo veloce e interessante, dove l’intreccio è basato sugli orari, ma il vero fulcro è la descrizione di una cattiveria che non è palpabile con atti eclatanti, con azioni precise, ma nel modo di vivere e far vivere chi ci è intorno.
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