Il problema di questo romanzo è che se hai letto il racconto “Iris gialli” nella raccolta del 1939 “In tre contro il delitto” starai tutto il tempo a chiederti che cosa ha cambiato, perché la base della storia è identica: una donna che muore avvelenata durante una cena in onore del suo compleanno, forse per suicidio o forse no.
Non posso dire altro perché il rischio dello spoiler è doppio, sia del racconto che del romanzo, quindi mi limito a dire che, non avendo letto il primo, il romanzo è interessante, non foss’altro per il titolo, che promette forse un po’ più di suspence di quella che Agatha riesce ad ottenere.
La prima parte della storia, infatti, è costruita con i ricordi dei protagonisti che ripensano alla vittima, mentre un ruolo importante ha suo marito, o meglio hanno i suoi sospetti, che guidano lo svolgimento della seconda parte del romanzo e del nuovo mistero che ne deriva.
La struttura divisa tra avvenimenti del passato e avvenimenti del presente non è molto equilibrata, come non lo è l’investigatore, il freddo colonnello Race, che abbiamo incontrato come spalla di Poirot in altri romanzi. Qui non riesce a fare da guida al lettore, anzi, essendo grigio come i suoi capelli, non serve poi molto nello sbrogliare la matassa.
Quindi se ne avete la possibilità, leggete prima il romanzo del racconto, vi peserà meno, e abbandonatevi ad un’investigazione personale, dove gli indizi sono pochissimi e difficilissimi da individuare.
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