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I sette quadranti (1929)


settequadranti

Lo dico subito, inizia bene e poi si perde. All’inizio sembra uno di quei gialli che amo, con il week-end di sangue nella bellissima residenza di campagna, ma poi si perde in un intrigo internazionale con farcitura romantica che già abbiamo letto e che Agatha aveva scritto con miglior successo negli anni precedenti.

Qui, infatti, ritroviamo molti personaggi de “Il segreto di Chimeys” del 1925, anche se  – secondo me – non può essere considerato un seguito perché non ci sono riferimenti importanti al libro precedente. Per la precisione, compaiono i personaggi di Lady Eileen (Bundle) Brent, Lord Caterham, Bill Eversleigh, George Lomax, Tredwell e il Commissario Battle. Ma anche se sono più attivi e costruiti alla fine il romanzo non mi ha convinto.

Eppure il titolo è bello, quindi due parole sulla trama è necessario fornirle, in modo che possiate decidere voi se vale o no la pena di leggerlo.

Un gruppo di giovani benestanti viene ospitato in una dimora prestigiosa. Per allietare il soggiorno noioso decidono di organizzare uno scherzo all’amico più pigro, Gerald Wade, posizionando otto sveglie nella sua camera da letto, che avrebbero dovuto suonare all’unisono durante la notte. Ma le sveglie suonano e Gerarl non si sveglia. La morte del ragazzo viene archiviata come un suicidio, mentre l’inquietante particolare dell’ottava sveglia gettata fuori dalla finestra del defunto diventa il primo indizio che porta la giovane e intraprendente lady Eileen Brent, Bundle appunto, a indagare ed ad immischiarsi, letteralmente, in un intrigo complicato con una setta segreta e internazionale insieme agli amici James, conoscente della prima vittima e Loraine, sorella acquisita di quest’ultimo.

Se la protagonista è Bundle, che spicca per la sua ricerca di indipendenza e autonomia, e che mostra un invidiabile rapporto con il padre, Lord Caterham,  che la lascia perfettamente libera, troviamo a contrasto Loraine, dolce timida e remissiva, come avrebbe dovuto essere una ragazza per bene, non solo alla fine degli anni Venti, ma anche oggi.

Anche i protagonisti maschili si muovono sugli opposti, da un lato James, scanzonato e sfaccendato, assistito da un cameriere che lo sostiene in tutto, dalle piccolezze del quotidiano, alle cose meno scontate, come procurargli una pistola con tanto di proiettili. Di contro abbiamo l’inutilmente preciso Bill, che invece combina sempre un mucchio di guai e ribadisce costantemente la sua sfortuna nell’essere “costretto a lavorare”.

L’aspetto investigativo è poi coperto dall’Ispettore Battle, un brav’uomo e un bravo poliziotto, che esprime la propria arguzia con discrezione e regala un’idea di sicurezza e solidità calda come il calore di un camino acceso in autunno.

Devo infine ricordare una caratteristica che però ammetto riabilita in parte il libro: l’ironia di  Lord Caterham e  di James, uniti da una visione leggera della vita, facilitata da una posizione sociale privilegiata, che ammetto invidio moltissimo.

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