
Spesso l’omonimia può essere un problema, soprattutto se si ha lo stesso nome di un noto traditore. Lo sa bene San Giuda Taddeo, apostolo e cugino di Gesù, che non deve essere confuso con Giuda Iscariota, apostolo anche lui, ma traditore del Figlio di Dio.
Il santo è rappresentato poco, è infatti difficile da incontrare nell’iconografia comune, cambia spesso fisionomia e attributi, questi ultimi di solito sono quelli tipici del martire come la palma, la spada, il rotolo o il libro.
Ma qualche volta è ritratto come un giovane barbuto che mostra l’immagine del volto di Cristo dipinta su un’icona che porta al collo, come nel quadro venerato a Roma nella chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio.
San Giuda è soprannominato Taddeo, ovvero dal petto largo, per dire che aveva il cuore grande, pieno di sentimento e amore verso il prossimo. Era cugino di Gesù, per alcuni addirittura fratello, e dopo la morte e Resurrezione di Cristo si lanciò nella diffusione della Buona Novella convertendo gran parte dell’Asia ed arrivando alla Persia, dove purtroppo il suo messaggio non fu bene accolto e lo vide martirizzato insieme al compagno e apostolo anche lui Simone.
Un Santo paleocristiano quindi, lontanissimo dalla nostra epoca, che diventa invece attualissimo quando si parla di una sua peculiarità: San Giuda è il Santo delle cause perse e dei casi disperati, quindi è, insieme a San Michele, il mio santo di riferimento.
Il Martire, festeggiato sul calendario il 28 ottobre insieme al compagno di evangelizzazione Simone, è infatti il protettore di chi ha una richiesta speciale, difficilissima o impossibile, da fare a Dio. Per lui intercede presso il Signore, rappresentando nel Cristianesimo appieno il ruolo del “Santo” ovvero non quello di raffigurare la divinità, ma quello di porsi come intermediario tra l’uomo e Dio e di intercedere per esso.
Così il volto di Cristo che porta appeso al collo e che la critica ritiene simbolo del suo ruolo di evangelizzatore, di portatore della Parola di Dio attraverso l’immagine del Figlio, diventa più esplicitamente un’immagine del messaggio principale del Vangelo: Cristo che rappresenta la speranza.
Ecco perché nel momento in cui la speranza inizia a venire meno interviene San Giuda. Grazie a lui la solitudine dell’afflizione è alleviata dalla duplice aspettativa di ricevere aiuto, ma anche di avere qualcuno che ci ascolti. Ed ecco perché chi incontra questo martire ha il compito di diffonderne la conoscenza: perché sostenere il circolo virtuoso della speranza ci permetterà sempre di sopravvivere e di trovare soluzione proprio alle cause perse e disperate che riempiono la nostra vita.
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