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La via ferrata di Tammar Luxoro


Una madre e un bambino che giocano con un cane in un prato che costeggia una ferrovia. Il cielo è carico di pioggia mentre si riparano con un ombrello. Danno le spalle ad un treno a vapore che lascia una scia simile a nebbia e con il suo spostamento muove la gonna della donna.

Il progresso che non impressiona più: i personaggi danno le spalle al treno che passa perché non è niente di nuovo o interessante, entra ed esce dal loro pomeriggio senza lasciare traccia.

Luxoro è un pittore ligure della fine dell’Ottocento molto attivo nei movimenti di artisti che dipingono dal vero e diventa un esponente del verismo settentrionale che ritrae l’impressione diretta della natura, come fa in questo quadro, dove la natura e il progresso si fondono e diventano uno l’immagine dell’altro.

Il contenuto è sostenuto da una bellissima composizione, fatta da grosse fasce di colore orizzontale che si sovrappongono dall’alto verso il basso: le nuvole, il treno, la ferrovia, i prati. Una divisione precisa di cielo e terra separata dai mattoni della strada ferrata ed unita dal vapore del treno, che sale e scende seguendo sempre il movimento orizzontale. E questo senso orizzontale riesce a costruire una profondità importante che passa dalla stratigrafia delle nuvole, si interrompe nel bello stacco dell’orizzonte luminoso, e riprende nei diversi piani della vegetazione.

E’ un quadro pieno di maestria, in cui non troviamo semplicemente un paesaggio realizzato in plein air, ma un ragionamento costante che guida la descrizione di ogni particolare. Il progresso arriva anche dove prima c’era solo un prato con un sentiero, diventa il quotidiano, e diventa parte fondante di un paesaggio campestre dove il grigio del metallo si confonde con il grigio delle nuvole e la rappresentazione dei colori dell’aria si concretizza nel vapore che si disperde sui campi.

Eppure il fascino vero di quest’opera si nasconde nell’intima motivazione che l’ha generata: se Luxoro avesse voluto seguire le regole avrebbe ritratto i personaggi rivolti verso il treno e soprattutto avrebbe scelto una bella giornata di sole. Invece sceglie “l’irregolare” e propone un quadro in cui non si racconta la luce che proviene dal sole, ma quella che manca, filtrata dalle nuvole e dalla pioggia e per questo più vera.

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