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La sorpresa di un sogno: la mostra Dream al Chiostro del Bramante


Il Chiostro del Bramante mi ha sempre regalato bellissime mostre, rimane nel mio cuore quella dedicata a Giulio Aristide Sartorio, tra i miei pittori preferiti, e proprio per questo sono sempre molto esigente con questo spazio.

Ma ancora una volta il Chiostro non mi ha deluso e ieri pomeriggio mi ha offerto un’ora bella passata a vedere cose belle grazie alla mostra DREAM. L’arte incontra il sogno, prorogata fino al 25 agosto 2019.

Come sapete, non sono una grande amante dell’arte contemporanea, ma questa esposizione mi ha molto soddisfatto perché dimostra quanto siano importanti,  alla base di un progetto espositivo, un bravo curatore e un’idea forte .

Non è per piaggeria, ma Danilo Eccher è stato quello che ha fatto la differenza. Tutto il progetto ruota intorno ad una visione, fondere la materia impalpabile del sogno con le forme dell’arte trovando connessioni tra sentimenti e sensazioni, tra materiale e immateriale, in un dialogo continuo tra simbolo, analisi e ricerca dell’artista.

E tutto questo percorso fatto di contenuti complessi, riduttivamente divisibili in tre livelli di interpretazione, ovvero il simbolo nell’interpretazione del sogno, l’opera nella sua genesi e la fusione dei due significati a crearne un terzo che li comprenda, ha funzionato perché c’è stato un importante lavoro di scrittura che emerge dalle didascalie, e di progettazione dell’allestimento, perfetto in ogni sua sala.

Le opere, infatti, non solo dialogano con lo spettatore e con il messaggio del sogno, ma anche tra loro, presentandosi a vicenda in un percorso che le valorizza e ne facilita non solo la fruizione, ma soprattutto la comprensione.

Ogni spazio è adatto all’opera che lo contiene e viceversa, in un dialogo felicissimo tra progetto dell’allestimento e progetto dell’esposizione.

Questo rende DREAM una mostra completa fino al momento in cui ti invitano a usare l’audioguida e  si cerca il catalogo. A quel punto troviamo due elementi che non rappresentano tutto quello che ho visto e che mi è piaciuto. L’audioguida infatti è un “oltre” nel vero senso della parola, racconta con voci di bravissimi attori testi onirici sicuramente molto belli, ma che sono “altro” rispetto all’esposizione, sovrapponendosi a volte anche ai rumori che l’artista ha inserito nella sua opera e quindi deviando non solo l’attenzione dall’episodio artistico, ma limitandone la vera comprensione.

Ed anche il catalogo segue questo scollamento, anche qui non si racconta quel percorso così armonico fatto di incastri emotivi e formali, non si ritrovano le didascalie perfette, ma ci si pone in una dimensione estraniante rispetto all’esperienza che predilige una visione atemporale e aspaziale che allontana dall’esperienza diretta del progetto.

Così posso dire che raccomando questa mostra a tutti e raccomando di viverla concentrandosi sulle connessioni tra l’allestimento e le opere segnalando tra gli artisti presenti Bill Viola, Anish Kapoor, Luigi Ontani, Mario Merz, James Turrell, Anselm Kiefer.

Per info

mentre potrete ritrovare i testi della mostra a questo link

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