La domenica delle Palme è un momento importante. Accogliamo con una festa basata sulla riunione della comunità l’inizio della settimana di Pasqua e quindi del percorso della Passione di Cristo che si chiude con la sua Resurrezione.
Cristo entra a Gerusalemme a cavallo di un asino e la popolazione lo riceve festoso, lanciandogli rami di ulivo e stendendo le vesti per non fargli calpestare la terra nuda, ovvero festeggia l’arrivo profetizzato del Messia, il re di Israele. Da questo episodio inizia il percorso di sofferenza che lo porta ad essere condannato e ucciso. Ma che gli permette, attraverso quel sacrificio, di esprimere definitivamente la sua identità di salvatore dell’umanità.
Questo episodio viene di solito inserito in cicli pittorici più ampi appunto perché non ha molto significato se non è raccordato al resto della storia, e lo vediamo infatti collocato tra le trecentesche Storie della Passione di Cristo di Pietro Lorenzetti, nel transetto sinistro della basilica inferiore di San Francesco ad Assisi.
Qui sono elencati tutti i particolari della festa, in una ricerca visiva che vuole rendere la composizione preziosa e movimentata ma anche contestualizzata cronologicamente e geograficamente, visto che le palme sono sostituite dall’ulivo, adattando la storia al clima. Abbiamo i due gruppi che si incontrano al centro del quadro, in un percorso di linee ascendenti, da un lato la processione di Cristo seguito dagli Apostoli, dall’altro la gente di Israele, che si affolla per celebrarlo. La folla è ritratta in gesti concitati, mentre si spoglia dei mantelli per porli a terra, si tende verso gli alberi per afferrare i rami da gettare e parla animatamente della notizia dell’arrivo di Cristo.
E proprio questa agitazione è la caratteristica della festa. La sensazione di trovarsi all’inizio di un percorso nuovo e nello stesso tempo che ne sia finita l’attesa. Il ramo d’ulivo benedetto che ogni famiglia porta a casa dopo la messa rappresenta un messaggio che mette insieme un misto di tradizione e speranza, di solito questi rami vengono presi non solo per la propria casa, ma anche per quelli che non sono andati a messa e vengono regalati, in un gesto di affetto concreto, a chi si vuole proteggere.
Ecco la grande bellezza di questa domenica: non guardiamo solo alla prossima resurrezione di Cristo, ma abbracciamo idealmente i nostri affetti perché dedichiamo un pensiero a loro nel gesto di prendere, per loro, un ramo d’ulivo. Ramo che simboleggia l’augurio di pace e serenità, come un abbraccio, come un sorriso.
In questa domenica delle Palme che non ci permette di raccogliere i nostri rami d’ulivo fisicamente, forse dovremmo semplicemente ricordarci delle persone a cui li avremmo portati e dirgli il nostro affetto. Un gesto materiale che ci è purtroppo, per ora, negato potrà diventare spirituale, magari con una coscienza più forte del sentimento che ci lega.
Non bisogna pensare che il ramo che quest’anno ci manca potrà cambiare la forza dei nostri sentimenti, ma deve renderli più tenaci, come l’ulivo, che sopravvive per decenni e regala sempre un frutto prezioso.
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