Uno degli aspetti dell’universale é la bellezza. Uno degli aspetti dell’eterno è il fermare un attimo in un’immagine. Un ritratto deve riassumere questi due contenuti per giustificare la necessità di rappresentare un volto e di eternarlo nell’arte.
Una persona immortalata da un artista deve voler dire qualche altra cosa oltre al volersi presentare e la storia che racconta nei suo occhi, nella posa, nei vestiti, deve andare oltre la personalità e cercare di dialogare con chi la guarda in un discorso intimo e soggettivo diverso per ognuno.
Il dialogo tra spettatore e ritratto é il protagonista del quadro intitolato ” Dola”, un’opera tarda di Giulio Aristide Sartorio, pittore di immessa bravura famoso per opere dal respiro romantico e liberty, rappresentazioni della prima guerra mondiale, paesaggi della campagna romana e tanto altro ancora.
Qui Sartorio ritrae un’amica di famiglia, la moglie del Marchese De Nobili di Avezzano, e la rappresenta come una giovane contemporanea e sofisticata dove la leggerezza del motivo della gonna rappresenta la leggerezza dell’animo della persona.
Dola guarda lo spettatore e sembra attendere un giudizio, una parola, ferma in una posa fotografica, ovvero in un movimento costruito, una seduta precaria, le gambe accavallate e nude in un insieme di sfrontatezza e modernità.
L’impressione della foto é data anche dal paesaggio che incornicia la donna, un giardino che sembra quasi il fondale di uno studio fotografico, con i colori pallidi e sfaldati, dai tratti indefiniti, che si fondono con la figura, a sua volta dominata dal caschetto alla moda e dalle labbra rosse di rossetto.
I ritratti spesso sono noiosi perché non raccontano molto allo spettatore, che non conosce il soggetto, racchiudono una sorta di autocelebrazione che quasi infastidisce chi guarda e cerca qualche cosa da capire, qualche emozione da vivere in prima persona. Giulio Aristide Sartorio regala al suo spettatore uno sguardo complice, la possibilità di dialogare con la bellezza, con la vitalità della gioventù. Dola ci invita a guardarla senza remore, a chiederle di parlare, a porgerle la mano per scendere dalla balaustra e magari ballare.
Così un ritratto non é più noioso per chi lo guarda, perché offre un nuovo dialogo con la bellezza, ci permette di considerarla nostra per il tempo in cui la guardiamo, ci permette di trovare in quell’attimo il nostro pezzetto di eterno.
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