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Il dubbio grimaldello della Fede – Il Volto Santo di Manoppello


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Se capita di perdersi andando verso il mare Adriatico, nel centro dell’Italia, tra le montagne dell’Abruzzo, può succedere di imbattersi in uno strano santuario, nascosto tra i boschi e poco conosciuto, il Santuario di Manoppello. Qui si venera un’icona unica, chiamata il Volto Santo, un’immagine del volto di Cristo la cui realizzazione è avvolta nel mistero, non sembra infatti dipinta con alcun pigmento, mentre la sua sovrapposizione con la Sacra Sindone dimostra affinità iconografiche molto interessanti.

E’ un’immagine apparsa dal nulla, passata di  mano in mano fino a giungere in quelle  dei frati  Cappuccini. Un quadrato di stoffa antica, per la precisione di bisso, che mostra su entrambi i lati un’immagine identica: Gesù con gli occhi aperti che guarda i suoi fedeli.

Se capita di perdersi e ritrovarsi a guardare il volto di Dio, capita anche di riflettere sui miracoli e sulla commistione tra arte, bellezza e devozione. Spesso immagini modeste sono state nobilitate dall’attribuzione di grandi poteri salvifici e si sono preservate nei secoli grazie alla preghiera. Queste immagini hanno guadagnato il proprio valore attraverso  la devozione dell’uomo ed hanno superato i canoni estetici per acquisire quello del desiderio del divino che è in ognuno di noi.

Secondo ciò che sappiamo oggi, il Volto Santo non dovrebbe esistere, non si spiega come sia stato realizzato, né quando, eppure è visibile a tutti, è reale, e proprio nel suo essere reale racchiude la propria forza. L’autore misterioso potrebbe essere umano come potrebbe non esserlo e quello che vediamo potrebbe essere un’opera di fantasia oppure la Veronica, ovvero l’immagine apparsa miracolosamente su un panno con cui Gesù si è asciugato mentre saliva al Calvario.

Un oggetto innocuo come un fazzoletto che racchiude una potenza simbolica impressionate, la forza della Fede, ovvero del miracolo.

Guardare la devozione che si esprime davanti ad un oggetto che non mostra magnificenze particolari, ma che cattura l’interlocutore in un dialogo silenzioso con la propria anima, rappresenta un momento di bellezza che va oltre l’opera e porta l’arte nel quotidiano e nel reale.

A Manoppello incontriamo così il miracolo inteso nella sua accezione più pura: l’accettazione dell’incomprensibilità di un avvenimento, l’abbandono alla fede intesa come credere senza il bisogno di giustificare e conoscere.

Così ci si perde e  avviene l’incontro con la parte più intima del proprio silenzio, quando si smette di fare domande sapendo che le risposte non saranno importanti, perché si incontra una forma che sembra accessibile alla nostra comprensione ma che lascia sempre uno spiraglio di dubbio, un dubbio che è grimaldello della Fede.

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