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Di un giro a Artefiera e di Struzzi di L’orMa


Quest’anno sono andata a Artefiera, in realtà volevo una scusa per andare a Bologna e mangiare come non ci fosse un domani, ma dire che si è andati a vedere una delle fiere dell’arte più importanti d’Italia mi sembrava più appropriato. E infatti al mio ritorno la domanda fatta da molti è stata sempre la stessa: com’era la fiera?

Una domanda spinosa, visto che io non ragiono in termini commerciali quando si parla d’arte contemporanea, anzi, riesco a parlare solo di quello che mi piace e mi metterei sulla parete del salotto, senza tenere conto delle “tendenze”. In poche parole sono guidata esclusivamente dal mio gusto personale e quando giro per gli stand senza guardare mai il nome delle gallerie, mi concentro solo su quello che mi comprerei facendo un’immaginaria lista della spesa e spendendo virtualmente migliaia e migliaia di euro.

Così, alla fatidica domanda di cui sopra, rispondo sempre in modo interlocutorio: “dipende da cosa ti piace” e di solito mi lasciano in pace perché non vogliono essere trascinati in una discussione tecnicistica alla quale loro credono di non essere preparati ma che io so già di non poter sostenere.

Tutto questo preambolo per dire che lo scorso weekend ho visto molte cose belle, che mi sarei portata a casa subito, ma tra queste un artista mi è rimasto nel cuore, e quindi vorrei condividerlo con voi.

L’orMa, ovvero Lorenzo Mariani, presentato dalla Galleria Spazio Testoni, ha portato a Bologna delle opere realizzate in carta che mi hanno lasciato a bocca aperta. La più potente è “Struzzi”, una serie di piccole sculture realizzate con una carta bianca e sottile, contenute da una teca in legno e plexiglass.

Qui vediamo crescere o decrescere, a seconda del lato da cui si vuole partire, la figura di uno struzzo in movimento. L’animale corre nel vuoto e a ogni passaggio perde o acquista forma, si gonfia o sgonfia, in una sorta di moviola che lo vede protagonista di un elegantissimo movimento perpetuo.

L’opera è bellissima perché racchiude insieme idea e tecnica. Da un lato, infatti, abbiamo una metafora della velocità, del tempo, la summa del concetto di movimento, dall’altra la realizzazione perfetta di piccole miniature evanescenti, fatte di un materiale volatile tenuto insieme dalla stessa aria che lo attraversa.


Le piccole sculture minacciano di scomporsi nell’aria, eppure racchiudono la solidità delle cose materiali, raccogliendo la luce nel bianco della carta e riflettendo la loro tridimensionalità sul fondo nero.

E l’emozione nasce quando ci rendiamo conto che ritroviamo il percorso della perfezione delle cose, guardando questo uccello che si compone di infiniti pezzetti di carta e che allo stesso tempo si scompone in multipli di se stesso, come i secondi che fanno il minuto.

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