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Storia di un’amicizia: Stanchezza, Ansia e Depressione


La stanchezza è una delle mie migliori amiche, spesso con Ansia e Depressione organizziamo dei festini a base di divano, copertina e confort food. Sono le uniche che non mi lasciano mai sola e che sanno sempre quando è il momento di unirsi e creare un interessante mix di asocialità e sconforto che rende unici i momenti in loro compagnia.

In questo periodo devo dire che Stanchezza l’ha fatta da padrona, complici una serie di fatti e azioni che le hanno creato un habitat molto favorevole, gode di ottima salute soprattutto quando mi si poggia sulle spalle aumentando la mia postura già solitamente ingobbita.

Quando mi viene a trovare, ormai quasi tutte le sere, ci dilettiamo insieme in importanti dissertazioni su quale sia la posizione più comoda per svenire sul divano, se la rannicchiata o la distesa con i piedi sul bracciolo, oppure se sia veramente costruttivo spogliarsi prima di mettersi a letto quando basterebbe buttarvisi sopra e rotolarsi sulle lenzuola per abbozzolarsi con soddisfazione.

Conversiamo sempre molto lentamente, inframmezzando le frasi con lunghi sbadigli, mentre con Ansia le chiacchierate non sono mai così serene. Soprattutto perché Ansia deve sempre avere l’ultima parola.

Ansia non solo è logorroica, ma tende a fare domande e darsi risposte ancora prima che possa intervenire io, come dimenticasse che senza di me non ci sarebbe niente per cui entrare in paranoia.

Con lei i nostri momenti migliori sono al mattino, appena sveglia, quando mi si piazza sul petto e quasi mi toglie il respiro, è il suo modo carino per dirmi “Buongiorno! Non hai idea delle cose tremende che ti succederanno oggi, mentre io si!”.

Ammetto che certe volte diventa troppo ingombrante, pretende di condizionare non solo i miei pensieri ma soprattutto le mie azioni, impegnandosi talmente tanto da arrivare a dialogare direttamente con il mio intestino. Di solito a quel punto litighiamo, va bene essere un po’ prevaricanti, magari anche accentratrici, ma c’è un limite a quello che le mie amiche possono fare con le mie cose, e soprattutto con le mie funzioni corporali.

Conclude il fantastico trio Depressione che, come avrete intuito, è quella che sta di più per i fatti suoi e che parla meno, anche meno di Stanchezza. A dire la verità non è che parli proprio, ha un linguaggio tutto suo fatto di un misto di suoni tristi, gutturali e bassi.

Di solito si butta là e mi fissa. O meglio, se cerco di fare qualcosa mi fissa prima in silenzio e poi fa una sorta di pigolio basso finché non convengo con lei che è inutile ogni mia azione, tanto non serve a niente.

E’ anche la meno collaborativa perché, se cerco di coinvolgere Ansia o Stanchezza per giustificare la cupezza che mi attanaglia il cuore, lei fa un ringhio sommesso che vuol dire “è inutile cercare qualcosa a cui dare la colpa, la colpa è tua”.

Eppure Stanchezza, Ansia e Depressione non sono poi così male come potrebbero sembrare, o almeno cerco di pensarlo mentre sbadigliando mi dirigo verso il bagno e mi tappo le orecchie, perché alla fine alle amiche si deve voler bene per quello che sono, non per quello che vorremmo che fossero.


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