Sarebbe facile dire che non esiste più la mezza stagione, se fossimo in mezza stagione, ma dovremmo essere in pieno inverno, quindi inquadrare questo caldo anomalo mi risulta più complicato.
Chiariamo prima di tutto che io sono una freddolosa, una che dorme coi calzini pure d’estate, che odia infagottarsi per preservare il naso dalla caduta per congelamento e che ha un odio per Febbraio già espresso in un altro post, ma ciò non toglie che, pure per me, forse stiamo un po’ esagerando.
Uscire di casa alle otto e mezzo del mattino e trovare 17 gradi il 19 di febbraio non è cosa che non può essere rilevata come esempio di eccezionalità, soprattutto se non hai idea di cosa metterti per garantirti di non morire né di caldo né di freddo.
Il problema vero infatti è come vestirsi. Il mio armadio non è ancora pronto al cambio di stagione, e neanche io se è per questo.
E’ vero che ormai, con la mancanza della succitata mezza stagione, si tende ad avere un mucchio di panni di diversa consistenza che vengono indossati a cipolla a seconda delle situazioni, ma quando è troppo è troppo. Non so gestire neanche più la stratificazione. In un momento di assoluta confusione sono riuscita a mettere una maglia a maniche corte sopra una a maniche lunghe e poi sopra un altro cardigan di cachemire e poi una giacca: l’omino michelin mi fa un baffo.
A parte un leggero tirare sulle spalle e il non riuscire ad abbottonare la giacca, ho mantenuto una temperatura corporea costante che ha virato anche verso il caldo ad un certo punto. Solo che ora ho visto le previsioni, che annunciano un tracollo a 12 gradi stasera e quindi mi sono resa conto che non ho altri vestiti da aggiungere al fagotto che indosso.
Ma non finisce qui, il caldo fa male anche alle piante e agli animali, gli alberi già fioriscono e buttano fuori pollini che vanno a colpire gli allergici, con contestuale fiorire di smocciolatori che riempiono i luoghi pubblici ammorbando i sani. Mentre piccoli animali come lucertole e gechi, oltre che odiose zanzare, si aggirano insonnoliti e stanchi facendosi schiacciare senza neanche opporre resistenza, tanto è il sonno che hanno.
E li capisco bene, perché un’altra cosa eccezionale è il sonno che mi deriva da questa primavera anticipata. Già non brillo per vitalità quando mi trovo a mio agio, ora che vivo con due mesi di anticipo soffro di attacchi di narcolessia. Mi ritrovo a sonnecchiare davanti alla televisione come un’anziana e la mattina uscire dal tepore del letto diventa ancora più devastante.
Trascino le mie occhiaie chiedendomi quando finirà tutto questo ma soprattutto temendo quando finirà. Perché so che il ritorno al cappotto non sarà graduale, so che una mattina mi sveglierò, metterò la giacca leggera, andrò al lavoro, uscirò la sera e troverò, sull’ingresso dell’ufficio, i pinguini che mi fanno il gesto dell’ombrello e beffeggiano la mia sciarpa in cotone, portata solo per vezzo non per proteggermi.
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