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Ma che freddo fa


Chiariamo una cosa: il freddo non è tutto uguale. Esistono vari gradi di sofferenza e di sopportazione. Chiariamo anche che quelli che dicono che preferiscono il freddo in realtà semplicemente odiano il caldo e lo vedono come uno dei mali minori. Questi soggetti di solito non portano cappotti, ma vari strati di maglie e felpe, e scelgono il brivido al sudore evidenziando come quest’ultimo sia imbarazzante.

Io personalmente sono per il clima temperato, ovvero per l’aria di Primavera, perché negli altri periodi dell’anno sto male sempre: quando fa freddo perché è freddo, quando fa caldo perché è caldo.

Ritengo sia un pensiero più onesto rispetto al dire “meglio il freddo”, io amo le giacche di pelle, gli stivali coi calzini, il sole da prendere all’Isola Tiberina, quindi voto e voterò sempre Primavera e 24 gradi fissi. Ma torniamo al tema del discorso: siamo in gennaio e il Generale Inverno è arrivato a prendere la sua fetta di luce, calore e buon umore. Tutte cose che in questo mese mi mancano perché, se novembre e dicembre passano in fretta aspettando Natale, una volta scavallata la Befana c’è poco da essere allegri, non ci sono più scuse per sopportare il buio e il gelo, scatta solo la voglia di aria dolce, giornate tiepide e uccellini che cantano. Così si inizia a lottare contro questo nemico invisibile ma palpabile, in una guerra silenziosa fatta di scelte di abbigliamento, alimentazione e abitudini. Una delle prime cose che diventano necessarie è il pigiama di pile, che non solo mi salva dall’ipotermia dovuta allo spegnimento dei termosifoni nelle ore notturne, ovvero quando la temperatura arriva vicino allo zero, ma soprattutto mi rende “la donna elettrica”. Con il mio pigiamino rosso bordato di animaletti teneri accumulo tanta di quella elettricità statica da fare scintille ad ogni passo, come le scarpe di certi bambini, che si illuminano quando zompettano. A questa controindicazione si aggiunge l’evidente necessità di dormire da sola, perché nessun compagno potrebbe sopportare di dormirmi vicino con il rischio di prendere la scossa ad ogni abbraccio. Però quando mi alzo per andare in bagno non ho bisogno di accendere la luce, la faccio io direttamente. Altro capo fondamentale é il piumino. Anche qui abbiamo una controindicazione: l’effetto omino Michelen. Il mio corpo perde ogni forma e divento un sacchetto imbottito con braccine da cui spuntano manine inguantate e gambe debitamente coperte da stivali alti. Ma questo non succede solo a me, ho notato che in inverno il volume corporeo delle persone si moltiplica tanto che sugli autobus entra la metà dei passeggeri. I guanti poi sono un altro oggetto necessario, naturalmente insieme agli occhiali da sole e agli ombrelli sono le cose che perdo di più. Un attimo prima me li sono tolti per rispondere al telefono ed un attimo dopo sono spariti. Certe volte ho sospettato che si mettessero in piedi da soli sulle dita e sgambettassero via. Ma ho risolto in parte il problema del “metti il guanto togli il guanto” con l’acquisto dei guanti “screen touch”. Sono introvabili e pressoché sconosciuti, quindi mi sento fighissima a possederli. Hanno una trama particolare sulla punta di pollice e indice che ti permette di scrivere sui telefoni moderni, quelli che non hanno i tasti ma la tastiera che appare sullo schermo, per esempio un iPhone, appunto senza doverli togliere. Ci godo talmente a usarli, visto che non li ha nessuno, che arrivo a riscrivere uno stesso messaggio quattro volte. Sui cappelli tralascio, mi stanno malissimo, o sembro uno hobbit o una vecchia. Infine il cibo, la lotta contro il gelo mette al bando sushi e gelato, ma dà spazio alle zuppe. Solo che intorno al mio ufficio le zuppe sono spesso a base di fagioli, e la cosa può essere pericolosa quando sei in ambienti piccoli e male arieggiati. Come sapete non bevo, quindi vino, superalcolici e neanche il vin brulè fanno parte dei miei rimedi. Mi butto sulla cioccolata calda con panna, ma non so perché, ultimamente trovo solo la panna spray. Ora, io non ho niente contro la panna spray quando te la spari dritta in bocca dal tubo, ma così, su una cosa calda, che si squaglia subito e diventa un latte bianco, é inutile. In questi giorni detti “della merla”, che per me sono i più deprimenti anche perché vicini a S. Valentino, ho verificato come quanto detto sopra non basti ed ho aggiunto in bagno bollente. L’immersione in una vasca piena di acqua calda e 200 ml di sali del mar morto da 20 euro, che promettono di drenare e rilassare se ascoltati con musica new age, mi permette di accumulare una discreta quantità di calore corporeo. Un calore che si disperde nel tempo dell’asciugatura dei capelli ma, sul momento, é molto convincente.

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