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La valigia quella per un lungo viaggio …


Simbolo della partenza, del trasloco, del viaggio, la valigia rappresenta per me una croce e una delizia. È croce perché richiede concentrazione, spirito d’adattamento e perspicacia, tutte doti che possiedo a fasi alterne, ma è delizia perché implica la possibilità di una fuga, cosa che agogno e non realizzo mai.

Per quanto mi sforzi di essere sistematica, di costruire un percorso prima mentale e poi pratico che diventi un metodo basato sull’ottimizzazione degli spazi e delle risorse, non riesco mai ad essere veramente soddisfatta dal risultato perché, per quanto mi impegni, per quanto cerchi di prevedere ogni esigenza che potrà insorgere durante quello specifico spostamento, la cosa che decido di non portare o mi dimentico è l’unica che mi servirà.

Per fare un esempio: faccio un conto delle magliette che dovrei indossare, quando va bene sudo in una circostanza imprevista e quindi ho bisogno di una maglietta in più, quando va male la temperatura è polare e quindi le magliette non servono proprio. Idem per le scarpe, porto sempre il paio di riserva, ma non è mai adatto alla condizione climatica o all’occasione.

È infatti scontato che se porterò cose estive farà freddo fuori stagione e viceversa. E quando faccio la furbata della valigia a “cipolla”, ovvero un po’ di maglie leggere, un po’ di cose pesanti, o non si abbineranno tra loro o comunque non saranno mai adatte alla temperatura, che oscillerà tra i picchi più estremi del caldo/freddo. Per non parlare del mal tempo, sempre alle porte, che implica un’attrezzatura adeguata, tra cui l’ombrello, le borse e i capispalla impermeabili, e che decide di palesarsi nei miei programmi proprio quando sembrava impossibile che piovesse. Certe volte penso che se andassi nel deserto riuscirei ad aver bisogno dell’ombrello.

Anche le medicine sono sempre fonte di amarezza, perché per quanto mi sforzi di portare rimedi multitasking, che vadano bene per ogni sintomo e malessere, scopro sempre nuove patologie per cui non sono preparata. Come il mal di treno. Io soffro di mal di mare, tanto, e per questo non prendo barche e traghetti, men che meno faccio vacanze che implichino spostamenti marini o gite sul gommone, viceversa viaggio tantissimo in treno, mi sposto senza problemi sulla tratta del Frecciarossa da anni. Quindi non mi è mai venuto in mente di prendere un rimedio per la nausea da viaggio. Eppure mi è successo, su una tratta meridionale, e me lo sono dovuto tenere per cinque ore, tanto che se ci penso mi sembra che mi ritorni pure adesso…

Ma uno dei problemi più difficili e insormontabili della valigia rimane sempre il peso. Questa, infatti, non solo deve venirmi dietro mentre corro per raggiungere il binario prima di perdere la coincidenza, o arranco per scale di alberghi che non segnalavano di essere al terzo piano senza ascensore, ma soprattutto deve essere facile da issare sul ripiano sopra la poltrona del treno o dell’aereo. Inoltre non deve essere mai tanto piena da non permettermi di riportare cose nuove dal viaggio e quindi di spendere altro denaro, perché se è vero che la valigia serve a partire, è fondamentale che serva a tornare.

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