Ho deciso di presentarvi qui una cosa assolutamente ottimista basata sulla mia esperienza: un piccolo manuale, come già fatto per la sfiga, dedicato questa volta ai metodi antidepressivi.
Naturalmente non citerò niente di immorale o illegale, e vi segnalo che qualora sia presente qualche cosa che è opinione comune faccia ingrassare, ne consiglio un’assunzione in piccole dosi che ne consentano una sicura e rapida metabolizzazione.
Se leggete L’Ottimista concordate con me che la depressione è veramente una cosa inutile, questo perché ti porta a crogiolarti in una sofferenza emotiva che ti fa stare immobile e inutile su un letto o un divano, che ti fa puzzare perché non hai voglia di lavarti, che ti fa ingrassare perché mangi troppe schifezze. In pratica ti rende triste, e la tristezza ti rende brutta, e la bruttezza è da evitare secondo le più spicciole regole del buon senso.
Invece bisogna reagire, bisogna prendere il toro per le corna ed attuare una serie di azioni che ci permettano di superare questo momento di debolezza e “pensare positivo” (sig.Ottimista, è fiero di me vero? sono una grande motivatrice, lo so).
Quindi di seguito alcuni consigli pratici:
Lo shopping. Ha un effetto immediato sul buon umore, anche se deprime il portafogli, ma basta che non guardiate il conto in banca fino alla fine del mese e sarà come non fosse successo niente. L’acquisto di un paio di scarpe che non ci serve, di un bracciale che sta bene con una collana che già abbiamo, di guanti con il pelo ideali a temperature artiche e che qui, a Roma, non raggiungeremo mai, è un toccasana per ogni tipo di malumore.
I dolci. Sopra ho detto che non bisogna mangiare schifezze, e lo confermo. Non bisogna mangiare merendine o spruzzarsi la panna spray direttamente in bocca o ingollarsi senza masticare mille M&M’s. Bisogna cercare cose buone e raffinate, tipo il maritozzo con la panna di Romoli (cfr. pasticceria nel quartiere Africano), il gelato Nonplusultra della gelateria I Caruso (cfr. zona Sallustiano) la torta alla nutella di Cantiani (cfr. zona Prati). E se siete all’estero, ovvero intendo Milano, i Babbi, ovvero dei wafer ripieni e ricoperti di cioccolato che si trovano alla Rinascente (cfr. zona Duomo).
Il cioccolato. Lo cito a parte rispetto ai dolci perché ha un valore antidepressivo autonomo. Cioccolatini, barrette, budini, biscotti, vanno dosati e ricercati anche qui seguendo criteri di qualità, evitate le marche da supermercato e cercate di andare in qualche bar rinomato o gastronomia di lusso, qui comprate un pezzo piccolo ma costosissimo. La ridotta dimensione inversamente proporzionale al costo vi spingerà a gustarlo concentrandovi all’estremo, così avrete solo quello a cui pensare e riuscirete a scacciare i pensieri negativi.
Il carboidrato. Se non amate i dolci il vostro punto di riferimento è la pizza. A taglio o tonda, ma anche bianca ripiena con un salume molto saporito tipo mortadella. Vi concedo anche la semplice pizza rossa, ma basta che sia calda e di buona qualità. Poi la pasta, il carboidrato più temuto e bistrattato che invece a me dà molta soddisfazione per quel senso di intontimento che ti dà la digestione difficile. Anche qui, libertà in funzione dei gusti, io per esempio ho un debole per gli gnocchetti, quelli piccoli, con i porcini, mentre ho amiche che prediligono la cacio e pepe o lo spaghetto con le vongole.
I filmati umoristici e le immagini simpatiche su youtube. Richiedono un impegno emotivo che di per sé allontana i dispiaceri, solo mettersi a fare la ricerca ci distrae. Per i video è fondamentale guardarne almeno cinque di seguito, mentre per le immagini bisogna cercarne minimo otto. Se riuscite a mantenere alta l’attenzione per tutto il tempo alla fine della cura non vi ricorderete neanche perché avete cominciato a cercarli. Vi consiglio un ciclo ogni quattro o cinque ore per almeno tre giorni, poi potete scendere con l’intensità e a giorni alterni fino a quando ne sentirete il bisogno.
Se non funziona niente di quanto sopra, allora vi propongo la soluzione estrema, l’equivalente di un antibiotico “ammazza tutto”: selezionate un’amica di fiducia e costringetela a sentire le vostre lamentele finché non vi prenderà a schiaffi per l’esasperazione. A quel punto forse vi ritornerà un po’ di ossigeno al cervello e riuscirete a vedere con un minimo di lucidità che, quando si ha il tempo e la possibilità di lamentarsi dei problemi allora bisogna stare sereni, perché sono risolvibili!
N.B. Si ringrazia Chiara Rocchi perl’illustrazione.
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