Oggi parleremo della silenziosa guerra che combattiamo ogni giorno con il soldato perfetto perché inafferrabile, spietato, determinato: la zanzara.
La zanzara, infatti, racchiude nella sua natura queste e tantissime altre qualità, che la rendono l’essere più idoneo a colpire e annientare il nemico. Peccato che il nemico, di solito, siamo noi.
Riesce ad avvicinarsi senza problemi a qualsiasi obiettivo, e per aumentare l’effetto psicologico nella vittima produce un ronzio al buio che destabilizza e deconcentra, così da attaccare con maggior efficacia e colpire senza scampo.
Può essere caricata a salve, ovvero produrre solo dei ponfi pruriginosi e antiestetici, o diventare un’arma di sterminio di massa trasmettendo malattie mortali come caramelle avvelenate. Ma anche una semplice reazione allergica può creare danni importanti e impedire che si proseguano battaglie.
La sua determinazione a conquistare il mondo è facilitata dalle dimensioni, che le permettono di viaggiare comodamente nascosta nei posti più impensati, quindi di raggiungere i suoi obiettivi ovunque nel mondo mentre si riproduce con un’ineguagliabile rapidità per creare eserciti pungenti e aggressivi.
Le zone preferite per i suoi attacchi sono generalmente quelle che diventano più dolorose, ed è talmente perfida che a volte punge in punti del corpo che neanche si sapeva di avere, come il retro dell’orecchio o tra le dita delle mani, per il gusto di procurare un dolore immotivato e persistente.
A volte sembra eterna, ovvero viene a visitarci nel cuore della notte più notti di seguito, e non sappiamo mai se sia la stessa o una parente accomunata dall’odio che dimostra costantemente per l’umanità e per noi in particolare.
Anche se le dimensioni variano, rimane sempre difficilissima da individuare, e quando trova un muro bianco che la rende finalmente visibile, è talmente sfrontata che si diverte a piazzarsi nei punti inaccessibili come il soffitto o l’angolo più in alto, in una muta sfida che sa già che vincerà.
Complici i cambiamenti climatici, ma io credo anche l’evoluzione genetica e i complotti dei Rettiliani, la guerra è diventata perpetua, non è più legata alle stagioni, ma si svolge tranquillamente tutto l’anno e a tutte le temperature. Così la incontriamo in pieno inverno tra le siepi di un parco, piuttosto che sotto la scrivania dell’ufficio in primavera.
Questa sua onnipresenza la ricopre di un’aura di invincibilità che, in alcuni momenti, fa disperare sugli esiti della guerra, anche a causa delle tante battaglie perse che ci lasciano il segno delle bolle e il prurito improvviso e dolorosissimo. Eppure anche lei ha un punto debole, quel momento in cui abbassa la guardia e diventa vulnerabile: quando mangia. Allora, per lei come per me, non ce n’è per nessuno.
Proprio in quel fatidico momento in cui il suo pasto siamo noi, se si ha abbastanza coraggio da superare il ribrezzo e darle una bella manata che la schiaccia, si ritrova la speranza per ricominciare a lottare.
Mentre quella sonora botta sulla gamba, seguita dalla scia del nostro sangue indebitamente prelevato, racchiude insieme la soddisfazione della vittoria e la constatazione amara che la vita è fatta così: spesso per vincere la guerra bisogna sporcarsi le mani.
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