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L’ora illegale


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Stamattina ho avuto grossi problemi ad alzarmi, a vestirmi e a dirigermi in ufficio. Sulle prime ho pensato che fosse perché è mattina, devo dire che sono problemi comuni alla mattina, ma erano un po’ più intensi del solito. Poi ho pensato che fosse perché è lunedì, e sappiamo tutti che il lunedì è il giorno più difficile della settimana.Ma ancora c’era qualcosa che non mi tornava, in questo disorientamento, nella luce che entrava dalla finestra, troppo pallida, nel fatto che non avessi ancora voglia di fare colazione. Poi, mentre guardo l’ora sul cellulare, constatando che fuori ci sono 9 gradi e che è sereno, l’occhio mi cade alla data: lunedì 31 marzo, e tutto ha un senso.

Ieri c’è stata l’ora legale. Mi hanno strappato, di nuovo, un’ora di vita, con la scusa che così la giornata dura di più, che risparmiamo un’ora di luce elettrica al giorno, che insomma la comunità ha bisogno di spostare queste lancette un’ora prima per godersela di più.

Ma io non sono la comunità e quello che mi vorrei godere è stare sotto le pezze e dormire quello che mi spetta di diritto. Ammetto che mi piacerebbe anche pranzare all’ora giusta e cenare quando voglio e non alle sette mentre l’orologio dice le otto e non alle otto mentre la lancetta dice alle nove. Voglio mangiare alle otto che siano le otto, non mi pare tanto difficile.

Come avrete notato questo cambio d’ora mi scuote il sistema nervoso. Sono sicuramente più irritabile del solito, ovvero se prima ci voleva poco, ora basta un niente per tirare fuori il mio proverbiale brutto carattere. Perché io ho un carattere talmente brutto che c’è scritto pure sulla carta d’identità alla voce “segni particolari”: carattere fetente.

Ma torniamo alla questione dell’ora rubata. Come dicevo mi sconquassa tutta, mi rovina l’umore, mi incasina i bioritmi. E i bioritmi incasinati sono una brutta cosa.

Se per il tema del senso di fame i problemi sono teorici ma non pratici, ho fame sempre quindi non è che non mangi se l’orario non corrisponde, per il sonno è veramente un macello. Mi sento come mi avessero costretto a stare con gli occhi aperti bloccandomi le palpebre, ho tutti doloretti da contratture e soprattutto una nostalgia del piumone che spezza il cuore.

Quindi vado in giro con questa espressione sconsolata, sofferente, con le rughe d’espressione accentuate e, sciagura delle sciagure, mi vesto male.

Stamattina sono riuscita a mettermi, partendo dal basso: stivaletti grigi, jeans, maglia viola, sciarpa nera, giacca mimetica, borsa blu con inserto bordeaux. Quindi ho addosso un totale di 7 colori, manco l’arcobaleno.

E se doveste chiedermi perché stamattina ho fatto queste scelte di dubbio gusto vi risponderei che sul momento mi è sembrata una buona idea. Questo per dire come va bene la mia capacità di ragionamento.

Bevessi il caffè forse mi riprenderei, ma manco quello, quindi, nell’attesa che passino sei mesi per riavere indietro la mia ora persa, non mi resta che aspettare che il mio corpo si dimentichi dell’ora mancante, che i bioritmi si assestino e che cali la notte per confondere con le tenebre i miei vestiti male assortiti.

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