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L’assordante silenzio della campagna


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La campagna è uno di quei luoghi vacanzieri sottovalutati, c’è l’aria buona, si mangia bene, offre spazio di meditazione e rivalutazione del tempo. Eppure anche sulla campagna c’è qualche mito da sfatare. Il più clamoroso, e non ho scelto l’aggettivo per caso, è che sia silenziosa e tranquilla.

Per chi viene dalla città è spontaneo pensare che l’assenza di macchine, cantieri, ambulanze, antifurti, renda l’atmosfera più ovattata e priva di rumore, ma questo ingenuo cittadino non ha fatto bene i suoi conti, soprattutto di notte, quando crede che il mondo si fermi, perché è proprio la notte che i rumori diventano i personaggi principali del teatro della natura.

Grandi protagonisti degli schiamazzi notturni sono i cani. La luna, un gatto, ma anche una luce in lontananza, scatenano concerti a voci multiple fatti di latrati e abbaio costante che attraversano vallate intere. La musica delle balere estive, anche lei componente inaspettata della notte, che si espande nel buio fino all’arrivo dei fuochi d’artificio di mezzanotte, perché ogni giorno c’è una festa, in un paese indefinito, che finisce con una salva di botti, non è niente rispetto alla cacofonia dei diversi cani, che sembrano insultarsi o insultare qualcun altro.

Capita che i cani si alternino ad altri animali non identificati, che producono strani versi nel nero profondo, fuori dalle nostre finestre. A volte sono talmente sinistri da farci rimpiangere il fracasso rassicurante dei camion della spazzatura che svuotano i cassonetti nel cuore della notte.

Quando smettono i cani iniziano i grilli. Forse preoccupati proprio che si sia creato un vuoto acustico, questi animaletti che associamo alla storia di Pinocchio iniziano a cantare per cercare di rimorchiare qualche grilla. A volte sono persistenti, altre volte fanno delle pause che ci illudono di poter avere nel silenzio. E quando ricominciano, ci viene naturalmente da pensare che la ciabattata che si era beccato il loro famoso esponente dall’altrettanto famoso burattino di legno non fosse stata poi così fuori luogo.

Siamo infine arrivati alle quattro, dopo aver superato, come ho elencato prima, la musica della balera a quattro chilometri, i fuochi di mezzanotte con le tre salve di chiusura, i cani che discutono e litigano, i grilli che fanno all’amore. A questo punto anche in città c’è quella magica ora di silenzio, ma che qui viene interrotta precisamente alle cinque dal canto del gallo.

E non sto scherzando, il gallo, chiunque sia e dove si trovi, alle cinque del mattino canta e lo fa sapere a tutti.

A quel punto c’è poco da fare, il giorno è arrivato, con il suo bagaglio di uccelli che cantano, motoseghe che tagliano, martelli e pialle che battono e fresano, trattori che vanno in giro sulle strade asfaltate come autobus.  Qualche cane si fa sentire anche nel pomeriggio, ma è poca cosa visto che, di solito alle sette del mattino, quando è fresco, o dopo pranzo, quando si potrebbe magari fare una pennica, diventa imperativo tagliare la legna o il prato ed usare attrezzi pericolosissimi e rumorosissimi per domare quella stessa natura che di notte si vendica.

Bella la campagna…

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