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Il vero male dell’umanita: l’accollo (parte I)


accollo

[ac-còl-lo]

s.m.

  1. 1 Parte del carico posto sul davanti del carro a due ruote, che viene a pesare sul collo della bestia da tiro

  2. 2 DIR Assunzione volontaria di un debito altrui ‖ raro Appalto ‖ estens. Incarico

  3. 3 ARCH Parte sostenuta da mensole; aggetto

  4. 4 MAR Lato della vela sottovento


Nella realtà qualcuno che entra nella tua vita mettendo un piede tra la porta e lo stipite, entrando senza fare troppo rumore e senza spalancarla, ma che poi, una volta dentro, se la chiude alle spalle e non riesci a buttare fuori se non a prezzo di troppa fatica e molta sofferenza.

Esistono tanti tipi di accolli, sia nella vita professionale che privata. Nella vita lavorativa l’accollo è quel collega che ti si attacca addosso con la scusa che ha problemi, inizia raccontandoti le sue disavventure e finisce che gli scrivi tu le relazioni. Nel mezzo  non lo sai che cosa è successo, sta di fatto che pur di non sentirlo ti riduci a fare il suo lavoro o peggio, a trattenerti dall’andare in bagno perché hai paura di incontrarlo nel corridoio.

L’accollo professionale è molto bravo a mimetizzarsi, perché aggiunge dei regalini quando vede che la preda cerca di liberarsi, nasconde agli altri che si sta accollando a qualcuno in particolare, insomma, fa di tutto per non sembrare un accollo, tanto che certe volte si ha il dubbio di aver esagerato, ma così ti imbriglia ancora meglio nella rete.

E proprio il dubbio di non aver capito bene è quello che accomuna i due tipi, perché entrambi si presentano con timidezza, tu  tentenni e loro ti azzannano per non mollarti se non a scopo raggiunto, peggio di un leone con un’antilope.

Nello specifico l’accollo della vita privata ha varie sfumature, può essere un conoscente, che ritiene di essere un amico, o uno spasimante che ritiene di essere un fidanzato.

Il conoscente parte pure lui coi problemi, inizia a chiederti consiglio, si aspetta che gli dai le risposte per la sua vita, poi all’improvviso ti tartassa, ti chiama a tutte le ore, se non gli rispondi si attacca a whatsapp, poi alla chat di facebook, poi ai messaggi sul cellulare. E tutta l’urgenza è che magari ti vuole chiedere solo che scarpe portarsi al mare. Ma mentre ti cerca con questa impellenza viscerale, tu lo sai che è per una cavolata e per questo non gli rispondi credendo, illusa, che potresti liberarti di lui facendo così.

Invece è solo una tattica per renderlo dormiente, ovvero dopo che ha provato per un po’ e ha visto che non lo ascolti, sembra calmarsi e non cercarti più, magari dandoti pace per una settimana, poi si riaffaccia timido, parte con un saluto, manda qualche messaggio, tu abbocchi perché sei educata e ti sembra cattivo trattare male le persone, ma già nel pomeriggio ha ripreso con la stessa pervicacia nel rompere le scatole.

Una variante molto antipatica dell’accollo è poi quello che ti chiama solo quando ha bisogno di un favore. Questo tipo ti si piazza tra le spalle e il collo e preme, preme, preme, finché non hai fatto quello che gli serve. La cosa brutta poi, è che tutte queste azioni prevaricatrici vengono svolte con un atteggiamento al contrario, ovvero ti pone la questione come una sorta di favore che ti fa chiedendotelo.

Lo so che detta così sembra assurda, ma ci riesce veramente, inizia prendendola alla larghissima, facendoti una serie di complimenti, esprimendo la stima che ha per te e quindi ponendoti la cosa da fare come fosse un complimento che ti fa, nel pensarti in quella occasione, e quando ti ha incastrato, quando acconsenti a fare quello che ti chiede,  ti perseguita finché non avrai finito e lo fa sottolineando appunto quanto si aspetta da te.

Se si capita sotto questa forma di accollo consiglio un esorcista, perché è il tipo veramente diabolico nel senso letterale del termine, ovvero colui che ti fa vedere le cose nel senso sbagliato per impossessarsi della tua anima.

Infine gli accolli sentimentali, quelli che dicono che si sono innamorati di te, o che vorrebbero comportarsi come si fossero innamorati, pure se sanno benissimo che non lo sono. Questi hanno un approccio simile a quello dell’amico, ovvero molto cauto all’inizio, tipo per i primi venti minuti in cui ti parlano, poi le tue giornate diventano un susseguirsi di messaggi, squilli, telefonate vere e proprie, faccine sulle chat, foto inutili, nomignoli che detesti e se proprio ti dice male: poesie.

In pratica il soggetto assimila informazioni su di te nella prima mezz’ora poi, credendo di aver capito cosa ti piace e cosa vorresti, ti stordisce con chiacchiere inutili finché non cedi, secondo un percorso a tappe forzate che implica tre fasi: 1 uscire con lui, 2 baciarlo, 3 dargli la “grande gioia” come si legge sulle riviste di orientamento cattolico.

A quel punto ci sono due finali: o te ne liberi quando hai superato la fase della” grande gioia” perché è  lui che decide, finalmente, di potersi dedicare a cacciare un’altra, oppure peggio, ci prende gusto e continuerà ad ammorbarti finché non ti verrà l’esaurimento nervoso.

Anche se, di solito, l’esaurimento nervoso lo fanno venire anche dopo il bacio, perché tendono a diventare ancora più insistenti alla vista del traguardo numero tre.

Cari amici, ora che vi ho messo in guardia sta a voi riconoscere gli accolli prima che sia troppo tardi, non bisogna mai abbassare la guardia, sono tra noi, ci osservano, cercano sempre una nuova preda, e quella preda potresti essere tu.


Nota bene: la fonte di questo articolo è puramente accademica e io non ho mai avuto contatti diretti con accolli&simili, fatti e persone sono frutto della fantasia mia e di qualcun altro e non hanno riscontro con la realtà.

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