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Il pasto più importante della giornata, parlando di colazione


ciambella

Tutti sanno che io mangio cinque volte al giorno, come gli hobbit. Ho la prima colazione, la seconda colazione, il pranzo, la merenda e la cena.

La prima colazione è il pasto più importante perché determina l’umore della giornata, a meno che tu non stia a dieta o sia malato, in quel caso ti toccano due fette biscottate col tè senza zucchero, e allora c’è poco da essere allegri.

Da piccola c’è stato un periodo in cui non facevo colazione, ovvero non mangiavo a casa, ma mi compravo la pizzetta sotto scuola, avevo introdotto il tema della colazione salata senza saperlo.

Man mano che crescevo ho attraversato il periodo del tè con i biscotti o con le fette biscottate, anche in una variante con solo burro, che si scioglieva nel liquido caldo mentre la immergevo, del pane con la nutella o il classico burro e marmellata. Il cornetto è una colazione da festa, quando qualcuno te lo va a comprare  e te lo porta a casa mentre sei ancora in pigiama, da momenti difficili, quando la colazione al bar e soprattutto la chiacchiera con barista servono a migliorare l’umore.

Poi non ne mangio tanti perché cerco anche di limitare i lieviti, qualcosa devo fare per non aumentare il diametro del fondoschiena, ma quando è necessario mangiare il cornetto bisogna selezionarne la qualità. Odio quelli compatti, quasi “pastafrollosi”, io sono per il burroso, il croissant alla francese insomma, quello che al primo morso esplode come una bomba a grappolo in una quantità di briciole che arrivano a investire i due metri quadrati intorno a te. A seconda dei momenti, vado dal semplice al cioccolato, se sono in vena di salutismo l’integrale col miele, raramente frutti di bosco e crema.

Penso che la crema sia una cosa da krapfen, un dolce troppo poco diffuso da queste parti secondo me, ma che può dare una soddisfazione da paragonare a quella del cornetto. Altro oggetto di visita al bar è la ciambella, che si mangia o quando la disperazione è alle porte o quando la felicità ha invaso la tua vita, non ci sono vie di mezzo perché ci si ricopre di zucchero o per dimenticare o per festeggiare.

La colazione in albergo invece ha degli altri ritmi, spesso è fatta all’estero, quindi si trovano altre cose rispetto a quelle a cui sono abituata quindi, di solito, mi butto sulla salata, come quando ero piccola.

La felicità per me, in questo caso, è l’uovo alla coqhe, lo adoro. Quando vedo un vassoio con le uova disposte una a fianco all’altra, magari poggiate sulla sabbia, e un cartello che dice “1 minuto”, l’albergo ha vinto, rimarrà nel mio cuore.

Un’altra cosa che riesco a mangiare solo in albergo sono i pancake, ovvero una delle mie droghe preferite. Mi ci farei il bagno nei pancake, mi piacciono con tutte le salse, dallo sciroppo d’acero alla cioccolata alla marmellata.

Per quanto riguarda le bevande calde da accompagnare a quanto sopra, sono una personcina semplice, di solito ci abbino un tè senza zucchero, possibilmente al gelsomino, quando sono a casa, altrimenti un latte macchiato chiarissimo con tanta schiuma, una roba tranquilla, che per farla di solito il barista ferma la produzione di caffè e cappuccini per 10 minuti e crea l’ingorgo al tavolo delle consumazioni, per questo devo poi berlo in fretta, prima che si smonti la schiuma e che mi lincino gli altri frequentatori del bar.

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