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I mille usi della muffa


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La muffa è un’abitante silenzioso ma molto socievole dei luoghi bui e vicini alla terra, come le cantine. Per “molto socievole”, intendo che tende ad attaccarsi non solo ai muri, ma alle cose e alle persone che transitano nei luoghi che frequenta.

Novello accollo di chi non ha il coraggio di buttare le cose inutili, si distribuisce più o meno uniformemente senza alcun tipo di discriminazione sociale o razziale.

La muffa è democratica, non gli importa se quel faldone a cui si attacca contiene la firma di un Presidente, oppure se quella busta è di carta riciclata, lei si allarga come un ubriaco ad una festa e cerca di coinvolgere tutti in un metaforico “trenino dell’allegria” fatto di puzza, umido e macchie nere.

Ma non è solo un fenomeno negativo, racchiude in sé anche delle piccole qualità che nessuno considera mai, ecco perché ho deciso di elencarle, perché è giusto che il mondo sappia prima di bistrattarla a priori e cercare di eliminarla con la candeggina.

La muffa copre con il suo odore la puzza del pollo alle mandorle e dell’involtino primavera del pranzo cinese che vi siete portati in ufficio. Copre anche l’odore del deodorante al sandalo che detestate e che il collega usa come  non ci fosse un domani.

Cambia il colore delle cose, nasconde le scritte sui faldoni trasformando noiosi contenitori in interessanti oggetti di design maculati, portando quindi lo spirito animalier nell’ufficio, e vi permette di giocare ai “crittogrammi” per capire che cosa contengono.

Ha il vizio di diffondersi nell’aria, cercare i nasi più vicini e posarsi nelle cavità per tentare di riprodursi, qualche volta viene uccisa dalle soffiate di naso, altre volte invece si annida così da potersi poi spostare, insieme al naso, in giro per il mondo, vedere gente, fare cose e farvi quindi compagnia: con la muffa non sarete mai soli.

La muffa si accompagna all’umidità, come il burro alla marmellata. L’umidità tiene unite le cose in modo che stiano vicine vicine, talmente vicine che qualche volta si fondono, soprattutto se è carta. Questa tende a diventare un unico blocco, se poi si dispone di più blocchetti,  possono essere usati come i mattoncini del lego per fare delle piccole barricate intorno alle scrivanie oppure bloccare le porte delle stanze per impedire visite sgradite.

L’umidità arriccia inoltre i capelli, quindi fa risparmiare costi di parrucchiere e, se ben gestita, può idratare la pelle e, con la giusta quantità di sale grosso ed un contenitore, risolvere il problema delle risorse idriche quando finiscono le bottigliette dell’acqua minerale.

Sempre muffa ed umidità rappresentano la squadra vincente della colla fai da te, sia perché possono formare un collante per le suole delle scarpe che impedisce di scivolare, sia perché, ben combinate,  permettono di attaccare alle pareti fogli senza altro supporto.

Alcune muffe sono fosforescenti, quindi sopperiscono alla mancanza di luce nei luoghi senza elettricità, mentre altre assumono gamme di colore che non vanno solo dal nero al grigio, ma dal giallo al rosso, creando una carta da parati naturale assolutamente ecosostenibile.

Purtroppo il valore allucinogeno di alcune, che comporterebbe l’abbassamento dei costi delle “medicine ricreative”, non è comprovato, almeno in Italia, tranne che nelle puntate del telefilm “CSI”.

Vi ricordo che la muffa non è un essere aggressivo, chiede solo comprensione, solidarietà ed affetto. Vuole rendersi utile con le doti che ha, doti che siamo noi a dover comprendere e valorizzare, magari usando meno candeggina e lasciando più spesso la luce spenta.

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