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Fuga dallo Spirito del Natale


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Sarà che il freddo quest’anno è venuto tardi, sarà la casa nuova, sarà che mi sono fatta vecchia, ma quest’anno lo Spirito del Natale ancora non ha bussato alla mia porta.

Eppure l’Immacolata è passata, anzi, ci manca proprio poco all’arrivo “dell’evento più atteso dell’anno” dopo il mio compleanno e le ferie di agosto, e io sono in ritardo mostruoso, non ho l’albero, non ho la ghirlanda sulla porta, non ho il presepe, ma soprattutto non ho voglia di attivarmi per  tutte queste cose.

Mi manca quel dolce friccicorio che mi accompagna la mattina appena alzata mentre architetto decorazioni in pasta di sale oppure immagino le forme in cui taglierei il feltro. Non ho il desiderio di tuffarmi in negozi affollati per cercare una decorazione curiosa che mi ricordi questo Natale. Mi sento insieme il Gring e Scrooge, con l’aggiunta di un po’ di orco, che ci sta sempre bene.

Eppure un tempo in questa caverna che ho ora al posto del cuore c’erano omini di marzapane che spingevano carriolante di regali, cappellini rossi e bianchi con le lucette intermittenti, minipandori che piovevano dal cielo mentre risuonava nell’aria la canzone di Nightmare Before Christmas cantata da Renato Zero “Cos’è?Cos’è?”.

Non sto ad indagare sulle cause di questa situazione, sarebbe sterile come è sterile il momento emotivo, ritengo invece sia necessario un atto di coraggio e cercare di reagire, di superare questa fase negativa e portare il cuore oltre l’ostacolo.

Ho pensato ad una terapia d’urto, ovvero visitare una delle cartolerie storiche della capitale famosa, sin dalla mia gioventù, per la ricchezza degli addobbi natalizi, tanto da essere stata soprannominata anche il “Paese del Natale”.

Ho scelto un orario affollato, dopo il lavoro, ed un percorso per raggiungerla che attraversasse tutte le decorazioni più importanti della città, per cercare di fare una sorta di ambientamento, magari iniziando lentamente ad abituarmi alla “temperatura festiva”.

Ma ho fatto un errore, un errore dato dall’affetto, ho portato un’amica speciale, una cugina più che un’amica, con cui sento di avere lo stesso sangue e che ha un difetto, un difetto rimosso sul momento, odia profondamente il Natale.

Non è come me, ovvero una figliola smarrita che cerca la strada, lei la strada l’ha bruciata, insieme ai cartelli, e ci ha anche fatto delle buche con trappole esplosive. Questo per dare un quadro generico della mia compagna di avventure.

Così siamo entrate accolte da un angolo magico costruito con deliziosi carillon di Natale, quelli piccoli con case e paesaggi innevati e giostre in miniatura, ma non ho fatto in tempo a vedere neanche un piccolo pattinatore perché sono stata spinta nei meandri del negozio. Qui, invece di andare verso la miriade di ceste piene di addobbi, sono stata indirizzata verso gli articoli di cartoleria, i diari e le agende, lontano da ogni cosa scintillante e mielosa.

Ho cercato un rapido avvicinamento agli alberelli finti e quando ho allungato una mano verso un alberello molto carino sono stata stroncata dalla frase “ dal cinesino sotto casa mia questo costa 3 euro”. Ho cercato di confonderla allontanandomi verso l’espositore dei personaggi del presepe, ma sono stata riagganciata con la minaccia “tra poco inizierò a chiederti quando ce ne andiamo”.

Presa dallo sconforto mi sono diretta verso il reparto feste, dove il tema Natale si confondeva con il tema Capodanno nei servizi di carta per i party che mantenevano un’area neutrale e mentre mi sottoponeva al suo sguardo penetrante ho allungato la mano verso un pacchetto di pirottini da 3.20 euro, di color rosso con i pallini bianchi. Per chi non lo sapesse, i pirottini sono quegli affarini di carta che mordete quando comprate i muffin. Però questo gesto non ha prodotto commenti e i pirottini sono rimasti nella mia mano. A questo punto non avevo altra scelta, mi sono diretta alla cassa saltando gli scaffali con le lucette intermittenti e quello con le miniature dei babbi natali e sono uscita dal negozio con l’unica cosa che non avrei pensato di comprare e che non mi serviva: i cappottini dei muffin.

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