top of page

Tra vittima e carnefice. Salomé di Jean Benner


Salome Jean Benner 1899

Una giovane donna che porge un piatto con serenità, solo che sul piatto non c’è un dolce, ma una testa: la testa di San Giovanni Battista.

Nel gesto fermo e asciutto si riassume la conclusione di un dramma o, se vogliamo, la fine di una storia che invece è stata frenetica, caratterizzata da un ballo talmente coinvolgente da essere ricordato come “la danza dei sette veli”.  

La giovane è Salomè, famosa per aver fatto uccidere brutalmente un uomo per capriccio, simbolo della perfidia mascherata da seduzione. In lei si riassume l’idea del lato peggiore della donna: vendicativa fino al limite dell’ottusità perché, in questo caso, compie una vendetta su richiesta della madre, vera mente criminale, che vuole zittire e punire il profeta che parla dei suoi peccati tra la gente.  Così la giovane non avrebbe agito per un interesse personale, ma come la marionetta retta da un’altra donna, che la manovra in funzione dei propri piani usando un affetto che diventa quasi incoscienza.

Il Santo, che sembra dormire, gli occhi chiusi e l’espressione vuota, è l’autoritratto dell’artista, Jean Benner, abituato a vedersi riflesso, oltre che nello specchio, pure nel fratello gemello, anch’esso pittore.

La testa ci ricorda la brutalità dell’assassinio, dove l’uomo viene macellato come un animale da portare a tavola, ed insieme serve a creare una sorta di “climax” figurativo sulla fredda bellezza della protagonista.

 A differenza di Giuditta, altra donna “criminale” della Bibbia, che si sporca le mani di sangue per difendere il suo popolo e forse per questo è lei stessa uccidere, qui la fanciulla si limita ad esercitare un fascino perverso che guida la mano di un altro, del re appunto, e tale è il suo distacco dalla violenza dell’azione che non tocca il cadavere, come testimonia il piatto che, anzi, neanche è guardato.

La fanciulla pallida, infatti, punta gli occhi direttamente sullo spettatore con un’aria quasi assente e spaventosa quanto la testa che ha davanti al grembo, facendoci chiedere chi sia la vera vittima della storia, se il Santo, diventato tale grazie alla morte brutale, o la fanciulla, intrappolata in una vita che non è realmente sua.

Comments


bottom of page