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La verità fuori dal pozzo di Jean Léon Gerôme


la verità Jean Leon Gerome

Una donna nuda e scompigliata, urlante, esce dal fondo di un pozzo con una sorta di frustino in mano. Una visione terribile e bellissima insieme.

Potremmo pensare ad una strega, oppure ad un fantasma vendicativo, invece personifica qualcosa di più sconcertante e reale: la Verità.

In questa donna che fissa lo spettatore senza incertezza, ma con furia e determinazione Jean Léon Gerôme rappresenta la Verità che esce dal fondo dell’anima, o della coscienza, armata, per colpirci e scuoterci, nuda perché non ha bisogno altro. La bocca spalancata in un richiamo, perché non si può scappare da lei che è intenzionata a raggiungerci.

La scena è equilibrata e perfetta. Il pozzo è nell’angolo di un cortile circondato da mura che non fanno vedere il cielo. I colori si sviluppano su tonalità grigie fino a compattarsi nel nero dei capelli della donna. Anche le piante che si muovono quasi sul fondo hanno una funzione importante: aumentano la profondità esaltando allo stesso tempo il pallore della pelle della protagonista e concentrando con più efficacia lo sguardo su di lei.

Mentre pone la gamba fuori dal pozzo sappiamo già che è inutile fuggire, una volta che la Verità è riuscita a risalire dal buio e si è liberata non potremo fare altro che ascoltarla, anche se ci fa paura, anche se ci farà male, e forse proprio perché l’avevamo rinchiusa appare così adirata.

Eppure in questa scena dove non c’è la speranza che ci potrebbe dare l’azzurro di uno spicchietto di cielo, se non mostreremo di voler scappare, se non ci opporremo e ci fermeremo a sentire cosa ha da dire, forse non userà il frustino, forse smetterà di urlare per accarezzarci con dolcezza e farci un po’ meno male.

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