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La mia nuova amica: la nevralgia del martedì


mal di testa

Forse sarà per combattere la solitudine, ma ora ho una nuova amica: la nevralgia del martedì.

Io amo la precisione e lei non mi delude mai, è precisa come una cambiale, verso le sei del mattino inizia a salire da dietro il collo, si fa un giro per il lato che sceglie, alterna destro o sinistro, ma con regolarità, se la settimana prima è destro la settimana dopo sarà sinistro, poi si sofferma sullo zigomo ed infine si piazza dietro l’occhio con un bel dolore lancinante.

La prima cosa che si pensa è a individuare la causa, escludendo un controllo medico perché sarebbe troppo facile così. Eliminate le malattie mortali per mantenere una certa aurea di ottimismo, rimangono due possibilità, la prima è che sia un effetto collaterale del lunedì, ovvero è il momento della vera presa di coscienza della lontananza del weekend, che porta ad contraccolpo emotivo e al conseguente malessere.

La seconda, e più probabile, che sia provocato da uno spillone che viene infilzato con entusiasmo in una bambolina voodoo, l’indizio è che il dolore tende a spostarsi, arriva anche dietro l’orecchio o sulla fronte.  Se così fosse, il mio unico rammarico sarebbe non sapere dove comprarne un set.

Ma nell’ipotesi che non sia il risultato di un esperimento esoterico, ho tentato con l’approccio farmacologico di alleggerire il peso di questa amicizia ovvero di farmi passare questi dolori.

Ora, quando si è un’ipocondriaca come me, prendere delle medicine non è mai la scelta più facile perché sono quella che legge il bugiardino e trova sempre la frase “può causare il decesso”. Così l’approccio all’ibuprofene, per dirne uno, non è mai sereno, soprattutto se si ha la tendenza ad assuefarsi, quindi si tende ad aumentare la dose per avere qualche effetto ed arrivare a due capsule da 400 mg e chiedersi se sarà la volta buona, non che passerà, ma che arriverà il malore definitivo.

In questa ottica, se è una nevralgia “tensiva”, ovvero che ti viene perché ti innervosisci, prendere una medicina vuol dire pensare agli effetti collaterali e innervosirsi ancora di più, entrando in un circolo vizioso che difficilmente permetterà di uscire dal dolore.

E mentre questa “tensione” si fonde con il “rodimento di scatole” ti rendi conto che intanto ti devi alzare, devi uscire, devi andare a lavorare, perché appunto è la nevralgia del martedì e il martedì non è, ancora, giorno festivo.

Se hai fortuna, verso le dieci del mattino il dolore diventa intorpidimento, lei si è stufata di trovarti sempre di cattivo umore, andrà da qualcun altro più disponibile ad ascoltarla e con una conversazione più brillante, ma se per quell’ora non vedi miglioramenti vorrà dire che ha deciso di passare la giornata con te e dovrai tenertela fino a che non uscirai dall’ufficio.

Allora, quando sarai talmente sfranta da non poter pensare altro che morire sul pavimento del tuo salotto, perché il divano è troppo lontano, arriva il sollievo, il cerchio si allenta, la testa si libera dal masso che ha avuto tutto il giorno sopra e tu potrai riprenderti la tua vita, con la quale farai ben poco visto lo straccio che sei diventata.

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